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domenica 17 marzo 2013

sabato 23 febbraio 2013

Le parole dell'iniquo

Le parole dell'iniquo che è forte, penetrano e sfuggono. Può adirarsi che tu mostri sospetto di lui, e, nello stesso tempo, farti sentire che quello di che tu sospetti è certo: può insultare e chiamarsi offeso, schernire e chieder ragione, atterrire e lagnarsi, essere sfacciato e irreprensibile.

domenica 6 gennaio 2013

Il giovanotto e il balcone

Esco da teatro deluso. Consapevole di andare a vedere uno spettacolo di infima qualità, ma con una adorabile compagnia. Eppure esco deluso. Neanche quelle poche risate del tutto inevitabili mi hanno consolato dall'amarezza di un Prokofiev così maltrattato.
Mi dirigo verso la macchina, è freddo, ho le mani gelate, quando sono uscito di casa mi sembrava caldo e quindi non ho preso sciarpa e guanti. Fischietto, soprattutto il motivo della scena del balcone, reiterato più volte nel corso del balletto. Mi piace, mi è sempre piaciuto e sono convinto che mi piacerà sempre. Alle volte ho l'impressione che sia la più bella musica scritta per un balletto. Altre volte cambio idea perché mi sembra che Tchaikovsky sia insuperabile. Non so.
Pisa mi sembra più buia del solito, non che la frequenti molto negli ultimi tempi, ma il centro mi sembrava più illuminato. Inoltre mi aspettavo una luna quasi piena ma evidentemente non è ancora sorta.
Provo ad imboccare via Mercanti per vedere se il centro si è un po' rianimato, è quasi l'Epifania, le feste se le sta per portare via. Scopro infatti che è animato eccome, mi blocco e torno sui miei passi. Meglio attraversare piazza San Paolo all'Orto per affacciarsi in via Santa Cecilia, più rispondente allo stato del momento e più in tema musicale. Non si trova mai nessuno e non vi circolano che poche automobili vista l'esigua larghezza.
Dei passi dietro di me mi avvisano però che non sono da solo e le voci mi presentano una madre con un bambino di circa otto anni.
Camminano un po' più rapidi di me, forse la strada intrapresa non sortisce in loro lo stesso effetto, almeno in lei no senz'altro, immagino.
Il bambino ha un modo di parlare molto spedito: "mamma, ma ad un certo punto non doveva esserci una scena con un balcone?". Mi sono affianco.
"Sì, in effetti, ma in questo caso, nel balletto voglio dire, non è mica possibile realizzare un balcone su un palcoscenico". Mentre la madre afferma questo il bambino mi guarda. Vede la mia faccia poco convinta.
"Era anche lei a teatro a vedere il balletto Romeo e Giulietta?".
"Sì, c'ero" rispondo un po' alla sprovvista.
"Ci doveva essere un balcone vero?". Mi conquista l'immediatezza.
"Tutte le volte che l'ho visto in effetti c'era...".
"E questo le è piaciuto?"
Stavo per rispondergli la verità, io sono per i fischi in teatro, anche se non fischio.
"Secondo me mancava solo il balcone, il resto poteva andare...".
"Mi piacerebbe vedere Giulietta sul balcone". Non l'ho deluso, meno male.
"Vai su YouTube, digita e vedrai che sarai soddisfatto". Forse adesso la madre un po' mi detesta...
"Sa che ho anche pensato che forse Romeo sarebbe morto per il crollo del balcone?". Omaggio con il capo il suo italiano.
"Quando ci sono morti ammazzati tutto è sempre più divertente...". Apprezza la mia battuta sorridendo, girato cautamente verso di me...
"E qui ce ne sono... il primo che muore ci mette molto tempo e fa anche un po' ridere..., chi è mamma?"
"Domani mi sa che dobbiamo fare un ripassino... non me lo ricordo".
"Secondo me era il suo amico". Mi guarda, forse ha capito che la penna rossa ce l'ho nell'animo.
"E' giusto, è il suo amico fraterno, Mercuzio", rispondo.
"Però ci mette molto a morire..., molta musica".
"Ma perché Mercuzio è uno che fa sempre un po' il ganzo, è uno sbruffoncello, ma con un cuore gentile. Romeo gli vuole bene perché fa ridere, è timido ed un amico così possiede quello che a lui manca... Tutti hanno un amico, magari a scuola, che fa un po' ridere e noi gli vogliamo bene anche per questo...".
"E se boccia ti dispiace...". Ma non si intristisce.
Entriamo nella piazza. E' molto illuminata. E con alcune persone, studenti principalmente. Decido, non so per quale motivo, di staccarmi da loro nonostante la strada sia ancora la stessa. Devio.
"Buonanotte signora".
"Buonanotte".
E mi rivolgo a lui: "Complimenti giovanotto, e buonanotte anche a te!".
"Grazie, buonasera". Pausa. Ci ripensa: "Ciao".

E' freddo a Pisa e non ho portato i guanti. Non voglio incontrare altra gente, evito le strade principali per arrivare alla macchina. Resto con una sublime musica nelle orecchie, con lo strano sapore di aver usato la parola giovanotto, con l'aria fredda nel respiro e un gran desiderio di tornare a scuola.






20 anni sempre nei nostri cuori