lunedì 31 dicembre 2012

PARI e DISPARI

Gli anni dispari sono anni di tormento, di cambiamenti. E' come se fossero attraversati da un tremito di irrequietezza, in tutti i mesi e in tutte le stagioni. Gli anni dispari sono sempre alla ricerca, fervono, come se mancasse loro qualcosa o come se avessero qualcosa da perdere strada facendo. Sono anni per artisti perché la loro mancanza di equilibrio li rende creativi. E' il caos che genera l'arte, così ho sentito dire. Gli anni dispari non sono per me, che devo dividere, stare al sicuro, non avere la necessità di rimanere in bilico su una metà o l'altra.

sabato 1 dicembre 2012

Maria Callas - Ah non credea mirarti



Ah! non credea mirarti 
Sì presto estinto, o fiore; 
Passasti al par d'amore, 
Che un giorno solo 
Che un giorno sol durò. 

Passasti al par d'amore... 

Che un giorno 
Che un giorno sol durò. 

Potria novel vigore 
Il pianto mio recarti... 
Ma ravvivar l'amore 
Il pianto mio non può. 

Ah! non credea mirarti 
Sì presto estinto, o fiore; 
Passasti al par d'amore, 
Che un giorno solo 
Che un giorno sol durò. 

mercoledì 21 novembre 2012

domenica 28 ottobre 2012

Villaggi


Tutta la vita ho sempre sentito grande curiosità di vedere villaggi, ovunque, nella realtà e nei quadri. Quando sono in treno, guardo e scelgo nella campagna villaggi dove forse vorrei vivere. Nello stesso tempo, mentre penso la mia vita perduta in mezzo ai prati o rocce o abbarbicata sull'alto di una collina, mi prende una sensazione pungente di vertigine e malinconia.

Perché unito al desiderio di abitare in campagna, vive in me non meno forte e profondo il sospetto che  vivendo in campagna mi struggerei di noia e solitudine.
Ma nelle pieghe di quella noia si nasconde per me un incanto segreto. Questi sono i miei pensieri abituali mentre vado in treno, pensieri totalmente oziosi perché non mi propongo e forse nemmeno desidero veramente di lasciare la città in cui vivo da molti anni.

Mai devi domandarmi - Natalia Ginzburg, 1970

lunedì 22 ottobre 2012

giovedì 20 settembre 2012

domenica 2 settembre 2012

sabato 1 settembre 2012

venerdì 10 agosto 2012

I ricordi cominciano nella sera


I ricordi cominciano nella sera
sotto il fiato del vento a levare il volto
e ascoltare la voce del fiume. L'acqua
è la stessa, nel buio, degli anni morti.

Nel silenzio del buio sale uno sciacquo
dove passano voci e risa remote;
s'accompagna al brusio un colore vano
che è di sole, di rive e di sguardi chiari.
Un'estate di voci. Ogni viso contiene
come un frutto maturo un sapore andato.

Ogni occhiata che torna, conserva un gusto
di erba e cose impregnate di sole a sera
sulla spiaggia. Conserva un fiato di mare.
Come un mattino notturno è quest'ombra vaga
di ansie e brividi antichi, che il cielo sfiora
e ogni sera ritorna. Le voci morte
assomigliano al frangersi di quel mare.

Paesaggio VIII,
C. Pavese

sabato 4 agosto 2012

martedì 24 luglio 2012

domenica 22 luglio 2012

biondo era e bello e di gentile aspetto


« [...] Io mi volsi ver lui e guardail fiso:
biondo era e bello e di gentile aspetto,
ma l'un de' cigli un colpo avea diviso.
...
Poi sorridendo disse: Io son Manfredi,
nepote di Costanza imperadrice
[...]
Se 'l pastor di Cosenza, che a la caccia
di me fu messo per Clemente allora,
avesse in Dio ben letta questa faccia,
l'ossa del corpo mio sarieno ancora
in co del ponte presso a Benevento,
sotto la guardia de la grave mora.
Or le bagna la pioggia e move il vento
di fuor dal regno, quasi lungo 'l Verde,
dov'e' le trasmutò a lume spento.
 »

(Dante Alighieri, Divina Commedia, Purg. c. III, v. 103-145)

venerdì 13 luglio 2012

lunedì 25 giugno 2012

IO VULESSE TRUVA' PACE


Io vulesse truvà pace;
ma na pace senza morte.
Una, mmiez'a tanta porte,
s'arapesse pè campà
S'arapesse na matina,
na matin' 'e primavera,
e arrivasse fin' 'a sera
senza dì: "nzerràte llà!"
Senza sèntere cchiù 'a ggente
ca te dice: "io faccio…, io dico",
senza sentere l'amico
ca te vene a cunziglià.
Senza senter' 'a famiglia
ca te dice: "ma ch' 'e fatto?"
senza scennere cchiù a patto
c' 'a coscienza e 'a dignità.
Senza leggere 'o giurnale…
'a notizia impressionante,
ch'è nu guaio pè tutte quante
e nun tiene che ce fa.
Senza sentere 'o duttore
ca te spiega a malatia…
'a ricett'in farmacia…
l'onorario ch' 'e 'a pavà.
Senza sentere stu core
ca te parla 'e Cuncettina,
Rita, Brigida, Nannina…
Chesta sì…Chell'ata no.
Pecchè, insomma, si vuò pace
e nun sentere cchiù niente,
'e 'a sperà ca solamente
ven' 'a morte a te piglià?
Io vulesse truvà pace
ma na pace senza morte.
Una, mmiez'a tanta porte
s'arapesse pè campà !
S'arapesse na matina,
na matina 'e primavera…
E arrivasse fin' 'a sera
senza dì: "nzerràte llà".

Eduardo De Filippo

sabato 12 maggio 2012

venerdì 4 maggio 2012

mercoledì 11 aprile 2012

domenica 8 aprile 2012

domenica 25 marzo 2012

Antonio Tabucchi

...Ripensò alla canzone che gli piaceva tanto, quel Brassens sì che era un bel tipo, odiava la borghesia. Anni lontani. Parigi era stata la missione più bella di tutta la sua vita.
Un' jolie fleur dans une peau d'vache
Un' jolie vach' déguisée en fleur
Il suo francese era ancora perfetto, senza accenti, senza inflessioni, neutro come certe voci che parlano negli altoparlanti degli aeroporti, era così che l'aveva imparato alla scuola speciale, a quel tempo si studiava davvero, altro che storie, su cento ne venivano selezionati cinque, e quei cinque dovevano essere perfetti, come lo era stato lui...

"Il tempo invecchia in fretta", 2009

venerdì 16 marzo 2012

sabato 10 marzo 2012

mercoledì 29 febbraio 2012

domenica 29 gennaio 2012

UN INCONTRO AL CENACOLO


Io e Gef a tavola il più delle volte parliamo di cibo e del tempo; del resto è come deve essere, essendo io italiano e lui inglese. E' tradizione.

A Gef piacciono le minestre e i primi piatti di brodo, creme e potages, dice che lo riscaldano, patisce molto il freddo, e si irrita anche un pochino se il piatto è freddo e non viene messo a scaldare prima che vi si versi la pietanza; non lo dà a vedere perchè è fatto così, ma io lo so, lo percepisco ugualmente, dopo tutti questi anni.

Gef è un tipo curioso, mi si dirà: chi non lo è, ma lui è curioso forte... Ha tutti gli atteggiamenti tipici dell'inglese della buona borghesia di un tempo fatti di rigorosa formalità, approcci cordiali, perseveranza e ostinatezza, soprattutto nel portare avanti le proprie idee, un pizzico di razzismo, e, pensate un po', rispetto e amore per la sovrana alla quale è stato presentato prima del suo amico Philip al termine di uno spettacolo con il Royal Ballet.

Quando non ha più argomenti di difesa, e con Philip è difficile che la spunti, tira fuori questo episodio. Discutono così e così terminano, con leggerezza e allegria, con la soddisfazione di uno nella logica e dell'altro nella simpatia. E mi fanno tanto ridere e stare bene.

Nelle sere d'inverno, quando fa appena freddo ma per Gef si gela, tanto che il suo posto è quello più prossimo al radiatore, se non parliamo del cibo e del tempo possiamo anche stare a lungo in silenzio, la compagnia ci basta e la confidenza ce lo consente.

A volte accendiamo la televisione, ma a me non piace e non mi interessa la politica, argomento che lo appassiona e lo agita tanto da farlo sembrare molto più italiano... Altre volte scelgo di ascoltare la musica ma anche qui non ci troviamo molto poichè io non arrivo oltre la seconda metà dell'ottocento mentre lui ha passione per Ravel, Debussy e Stravinsky...

Parliamo quindi del cibo e del tempo... Di una giornata di pioggia trascorsa dietro gli enormi vetri della sua terrazza o di come il bel tempo gli abbia permesso di fare una passeggiata in spiaggia. Ed io lo ascolto. Parliamo di come si cucina il brasato con il vino del Piemonte, di quanto deve essere morbida la chantilly in un dolce piuttosto che in un altro. E lui mi ascolta.

Meno spesso, e per questo mi sorprende sempre molto, e mi fa pensare e sognare, racconta episodi del suo passato in cui compaiono i suoi amici più cari, i suoi compagni di danza, i suoi maestri. Ecco che in casa mia fanno visita Eric, Rudolf e Margot, Sir Anthony, Natalia, Rupert e tanti altri con storie di vita affascinanti, narrate però nei piccoli momenti del quotidiano, in quegli attimi che sono pieni di magia ma che sono rimasti solo nel cuore di chi li ha vissuti ed appassionano chi ha la fortuna di ascoltarne il racconto.

Come quel giorno di pioggia e di umido, tanto stagnante che le ossa si fanno presto sature, che solo chi vive o ha vissuto a lungo a Milano può averne esperienza, quel giorno di riposo, un lunedì, tanto sospirato dal momento che si facevano in quegli anni anche sette spettacoli a settimana, sabato o domenica doppio, e non si vedeva l'ora di uscire dalle mura del teatro e riposare le membra esauste. Quel giorno fu uggioso e per questo decise di andare a vedere dove si trova il celebre Cenacolo di Leonardo. In tutti gli anni di frequentazione della Scala, non aver visto l'affresco lo fece vergognare un po'. Uscì dall'albergo, e decise di camminare fino a Santa Maria delle Grazie; molto insolito per un taxi-dipendente come lui. Amò però quell'atmosfera, quel cielo pesante, quell'aria ferma. In corso Europa pensò addirittura di evitare Vittorio Emanuele nonostante il loggiato, prese corso Matteotti e camminando sotto quella pioggerellina sbucò da palazzo Marino in piazza Scala e si accorse di non avere le idee chiare di come raggiungere la meta. Si incamminò evitando via Filodrammatici, in Cordusio gli piacque via Meravigli e la seguì, sapeva di dover arrivare in corso Magenta e la sua determinazione fu premiata. Non capiva come mai la piazza davanti all'ingresso fosse deserta, non visitava mai i musei per il solo fatto di dover fare la fila e incontrare sconosciuti. Si arrabbiò con gli italiani perchè un tale capolavoro non poteva restare senza ammiratori nemmeno un minuto, lo trovò assurdo. Pagò il biglietto ad un assonnato dipendente con uno strano accento, siciliano, mi disse, visto che tutti gli accenti da Roma in giù per lui sono siciliani, ed entrò. Che strana sensazione di benessere cominciò a provare! Una vera e propria magia, quel silenzio, con un calore che gli ritemprò il fisico. Guardava l'affresco e, pur percependo tutta la dinamica della scena, con gli apostoli in agitazione, le voci da dentro che dicevano di stupore e curiosità, sentiva solo quiete e agio. Come se fosse sempre stato lì negli ultimi tempi, come se non fosse la prima volta, non più vergogna, non più rabbia. Si stupì di quanto stava provando, e non riusciva a spiegarne i motivi. Aveva sempre sentito raccontare del turbamento percepito dai visitatori al cospetto dell'Ultima cena e lui stesso ne riconosceva la presenza, ma non capiva il perchè fosse sopita da un più forte senso di quiete, lenita da un'aura di pace che sovrastava tutta la potenza dell'arte del luogo. Cercando di capire, non si rese conto di non essere solo all'interno del cenacolo. Cominciò ad accorgersi di quella presenza, una figura femminile, vestita di bianco, con una sciarpa di seta e i neri capelli sciolti lungo la schiena. Capì che era per quella presenza che tutto risultava alterato e che alla magia dell'opera d'arte si era aggiunta la magia di una donna d'arte, il cui potere su di lui era più forte ancora di quello secolare del tratto di Leonardo. Quando cominciò a guardarla, lei era di spalle e si avviava all'uscita nel più totale silenzio, come sospesa. Prima di imboccarla si voltò e gli sorrise, e tutto si fece chiaro, ovvio perfino. Era Margot.

Un lunedì, la pioggia, due inglesi, da soli, l’Ultima cena.

Così passo alcune sere, in inverno, tra due parole sul cibo e sul tempo. Con Gef che porta nella mia vita persone la cui arte riprende forma, anche se solo fra le mura di casa, grazie ai suoi racconti ammalianti, fra gesti e parole di quotidianità. Finora non ho mai avuto la capacità di commentarli, li accetto come regali preziosissimi e li custodisco con cura. E per ringraziarlo mi alzo e gli chiedo: - Geffrino ti faccio il caffè? -Oh grazie - fa sempre lui e si alza emettendo il suo gemito di dolore per le articolazioni da ballerino, si siede al suo posto sul divano e comincia a litigare con i politici che vede in tv.

sabato 7 gennaio 2012

Amsterdam 2012

L.A.: romantisch...