giovedì 15 dicembre 2011

sabato 3 dicembre 2011

Love Is A Losing Game


For you I was a flame
Love is a losing game
Five story fire as you came
Love is a losing game

Why do I wish I never played
Oh what a mess we made
And now the final frame
Love is a losing game

Played out by the band
Love is a losing hand
More than I could stand
Love is a losing hand

Self professed... profound
Till the chips were down
...know you're a gambling man
Love is a losing hand

Though I'm rather blind
Love is a fate resigned
Memories mar my mind
Love is a fate resigned

Over futile odds
And laughed at by the gods
And now the final frame
Love is a losing game

giovedì 13 ottobre 2011

venerdì 7 ottobre 2011

venerdì 16 settembre 2011

Passato!

Qui quando la città è più festosa e la folla più allegra penso alla campagna lontana, laggiù, fra i miei monti dietro il mare azzurro.

Penso ai sentieri verdeggianti, alle siepi odorose, alle lodole che brillano nel sole, alla canzone solitaria che sale dai campi, monotona e triste come un ricordo d'altre patrie.

Penso a quell'ora dolce del tramonto quando l'ultimo raggio indora le nevi della montagna e il fumo svolgesi dai casolari, e le campane degli armenti risuonano nella valle, e la campagna si nasconde lentamente nella notte.

Penso a quell'ora calda di luglio quando il sole innonda la pianura riarsa, e il cielo fosco di caldura sembra pesare sulla terra e il grillo sulle stoppie canta la canzone dell'ora silenziosa. Penso alle notti profonde, alle lucciole innamorate, al coro dei vendemmiatori, al rumore lontano dei carri che sfilano nella pianura odorosa di fieno, ai cespugli immobili e neri come spettri nel raggio misterioso della luna.

Penso alle lunghe notti d'inverno, spazzate dal vento e dagli acquazzoni; agli alberi che gemono nel temporale, e vi cantano fantastiche storie cui sorridono gli occhi dei vostri cari, raccolti intorno alla lampada domestica.

Penso alla mia fanciullezza, che sembra sia tutta trascorsa in quella nota campagna; penso a quei colli, a quei valloni, a quei sentieri, a quella fontana, davanti alla quale è passata tanta gente e da sì lontano, a quel cespuglio su cui moriva il sole d'autunno quel giorno in cui ci passaste anche voi con me per l'ultima volta. Quell'ultimo raggio di sole mi strinse il cuore come un addio, e mi fece provare, senza saper perché, quella vaga angoscia dei giorni spensierati dell'infanzia, che ci fa presentire le amarezze della vita, come un senso di vaga e dolorosa dolcezza.

Penso a quel sasso in cui ho segnato il primo amore dei miei tredici anni, quando non conoscevo ancora altri dolori se non che quelli creatimi dalla mia fantasia.

Ora che il dolore so cosa sia, il dolore vero, quello che vi immerge le unghie nella carne viva e vi ricerca le fibre del cuore, quello che mi divorava le lagrime, le sensazioni e le idee, quando la morte entrò nella mia casa... penso ancora a quei luoghi, a quelle scene serene che mi tornavano dinanzi agli occhi feroci come un'ironia nell'ora terribile di quell'angoscia; penso al muricciuolo di quella fontana al quale ci eravamo appoggiati con quei miei cari che non son più, a quell'erba, che si è piegata sotto i loro passi, a quelle pietre sulle quali si erano seduti.

Ora l'erba è morta anch'essa, ed è risorta tante volte. Il sole l'ha bruciata, e la pioggia l'ha fatta rinascere.

Quando le nuove gemme hanno verdeggiato sulla siepe lì accanto nei bei giorni di aprile essi non sapevano più nulla di voi, miei cari!

Io che son rimasto, penso a quell'erba che non è più la stessa, a quelle pietre che dureran ancora, mentre voi siete passati su di loro - e per sempre; penso che dell'altra erba spunta e muore fra le pietre della vostra fossa; e quando penso che lo strazio feroce di questo dolore non è più cosi vivo dentro di me, che ogni strappo dell'anima lentamente va rimarginandosi, mi viene uno sconforto amaro, un senso desolato del nulla d'ogni cosa umana, se non dura nemmeno il dolore, e vorrei sdraiarmi su quell'erba, sotto quei sassi, anch'io nel sonno, nel gran sonno.

Giovanni Verga

sabato 10 settembre 2011

martedì 30 agosto 2011

giovedì 7 luglio 2011

Provence 2011




Belle nuit
Oh nuit d'amour
Souris à nos ivresses
Nuit plus douce que le jour
Oh belle nuit d'amour
Le temps fuit et sans retour
Emporte nos tendresses
Loin de cet heureux séjour
Le temps fuit sans retour
Zéphyrs embrasés
Bercez-nous de vos caresses
Zéphyrs embrasés
Bercez-nous de vos caresses
Donnez-nous vos baisers
Bercez-nous
De vos baisers
Bercez-nous
De vos baisers
Belle nuit
Oh nuit d'amour
Souris à nos ivresses
Nuit plus douce que le jour
Oh belle nuit d'amour
Oh belle nuit d'amour
Souris à nos ivresses
Souris à nos ivresses
Nuit d'amour
Belle nuit
Oh belle nuit d'amour

mercoledì 8 giugno 2011

F.D.M. - 8 GIUGNO 2011

...
queste giornate di giugno sono le ultime che lei passerà con noi, ma soprattutto che noi passeremo con lei.
Ed ecco che è già finito il nostro ultimo anno in questa scuola, l'ultimo anno di battute fra un'equazione ed un problema di geometria; l'ultimo anno della III E 2010/2011!

Sappiamo di essere una classe come tante che le scrive una banalissima lettera ma ci tenevamo a farle sapere quanto in questi 3 anni lei sia stato speciale per noi.

Ci ricordiamo ancora la prima volta che, annunciato dalla forte voce della Pardini, è entrato in classe tutto vestito di nero e con la sua valigetta in mano; per i primi 5 secondi abbiamo avuto paura di lei, ma quando ha cominciato a parlare con quella sua vocina stridula ma tanto simpatica, abbiamo capito che ci saremmo affezionati a lei!

In seconda ci siamo adoperati per scoprire il giorno del suo compleanno, le abbiamo organizzato una festa con i fiocchi e con tanto di torta, Barbapapà e bigliettino (che speriamo le faccia ricordare sempre di noi).

Quando alla fine dell'estate della seconda abbiamo scoperto che non ci sarebbe stata una I E ma che lei avrebbe preso la futura III B, lo ammettiamo, ci siamo un po' preoccupati perchè pensavamo che poi lei ci avrebbe rimpiazzato con loro.
Un po' lo ammetta, è successo, perchè il loro essere "ganzetti", simpatici e con la battuta pronta, ha messo in secondo piano il nostro essere una classe diligente (moderatamente) ed educata.

Con la barzelletta di fine gita a Roma (che promettiamo di non raccontare a nessuno) lei si è guadagnato un posto nel nostro altarino dei "miti personali", accanto a Lady Gaga e Massimo Ranieri.

Ed eccoci qua in terza. Sì, fino all'ultimo non ce ne siamo resi veramente conto. Ed è successo che anche decisioni importanti come quella del liceo le abbiamo prese all'ultimo momento. Lei è stato importante anche in questo, dandoci saggi consigli e aiutandoci a trovare una nuova realtà, una realtà che ci accompagnerà per i prossimi 5 anni, una realtà che, anche oggi, che mancano solo tre giorni alla fine della scuola, sembra tanto distante.
Perchè non riusciamo a immaginarci nemmeno un singolo giorno di scuola senza salire queste scale che la mattina vorremmo non finissero mai per non arrivare in classe; non ci immaginiamo un giorno di scuola senza di lei, che con il suo solito tono (che non si capisce se è ironico o meno) ci dice che la scuola è un luogo di sofferenza, dove è vietato ridere, proprio non ci figuriamo una scuola senza ognuno di voi professori!

Caro prof, lei in questi 3 anni è riuscito a far piacere la matematica ad un branco di studenti un po' svogliati, è riuscito ad insegnarci la grammatica (sugli apostrofi e sulle h abbiamo ancora qualche difficoltà) e per questo le siamo molto grati!

Ora l'abbozziamo anche perchè se dovessimo raccontarle tutto quello che proviamo e che ci passa per la testa in questo momento, e anche se riuscissimo a riassumerlo, non basterebbe farci fatti nostri e quindi "campà fino a 100 anni come la su' nonna" per leggere tutto!

Grazie, grazie davvero di tutto...

lunedì 30 maggio 2011

Virgilio



Tosto che ne la vista mi percosse
l'alta virtù che già m'avea trafitto
prima ch'io fuor di püerizia fosse,

volsimi a la sinistra col respitto
col quale il fantolin corre a la mamma
quando ha paura o quando elli è afflitto,

per dicere a Virgilio: 'Men che dramma
di sangue m'è rimaso che non tremi:
conosco i segni de l'antica fiamma'.

Ma Virgilio n'avea lasciati scemi
di sé, Virgilio dolcissimo patre,
Virgilio a cui per mia salute die'mi;

né quantunque perdeo l'antica matre,
valse a le guance nette di rugiada,
che, lagrimando, non tornasser atre.

giovedì 12 maggio 2011

martedì 19 aprile 2011

martedì 15 marzo 2011

Fra le vivaci Braccia del Vento

Fra le vivaci Braccia del Vento
Se potessi insinuarmi
Avrei una commissione in sospeso
In una Zona adiacente -
Non dovrei fermarmi,
Il Procedimento non è lungo
Il Vento potrebbe aspettare fuori del Cancello
O girovagare per la Città.

Accertare la Dimora
E se l'anima è in Casa
Accostarvi il mio Stoppino
Per far luce, e poi tornare -


Emily Dickinson - 1864

domenica 6 febbraio 2011

lunedì 24 gennaio 2011

"Esistono altre donne" di Concita De Gregorio

Esistono anche altre donne. Esiste San Suu Kyi, che dice: «Un’esistenza significativa va al di là della mera gratificazione di necessità materiali. Non tutto si può comprare col denaro, non tutti sono disposti ad essere comprati. Quando penso a un paese più ricco non penso alla ricchezza in denaro, penso alle minori sofferenze per le persone, al rispetto delle leggi, alla sicurezza di ciascuno, all’istruzione incoraggiata e capace di ampliare gli orizzonti. Questo è il sollievo di un popolo».

Osservo le ragazze che entrano ed escono dalla Questura, in questi giorni: portano borse firmate grandi come valige, scarpe di Manolo Blanick, occhiali giganti che costano quanto un appartamento in affitto. È per avere questo che passano le notti travestite da infermiere a fingere di fare iniezioni e farsele fare da un vecchio miliardario ossessionato dalla sua virilità. E’ perché pensano che avere fortuna sia questo: una valigia di Luis Vuitton al braccio e un autista come Lele Mora. Lo pensano perché questo hanno visto e sentito, questo propone l’esempio al potere, la sua tv e le sue leader, le politiche fatte eleggere per le loro doti di maitresse, le starlette televisive che diventano titolari di ministeri.

Ancora una volta, il baratro non è politico: è culturale. E’ l’assenza di istruzione, di cultura, di consapevolezza, di dignità. L’assenza di un’alternativa altrettanto convincente. E’ questo il danno prodotto dal quindicennio che abbiamo attraversato, è questo il delitto politico compiuto: il vuoto, il volo in caduta libera verso il medioevo catodico, infine l’Italia ridotta a un bordello.

Sono sicura, so con certezza che la maggior parte delle donne italiane non è in fila per il bunga bunga. Sono certa che la prostituzione consapevole come forma di emancipazione dal bisogno e persino come strumento di accesso ai desideri effimeri sia la scelta, se scelta a queste condizioni si può chiamare, di una minima minoranza. È dunque alle altre, a tutte le altre donne che mi rivolgo. Sono due anni che lo faccio, ma oggi è il momento di rispondere forte: dove siete, ragazze? Madri, nonne, figlie, nipoti, dove siete. Di destra o di sinistra che siate, povere o ricche, del Nord o del Sud, donne figlie di un tempo che altre donne prima di voi hanno reso ricco di possibilità uguale e libero, dove siete? Davvero pensate di poter alzare le spalle, di poter dire non mi riguarda? Il grande interrogativo che grava sull’Italia, oggi, non è cosa faccia Silvio B. e perché.

La vera domanda è perché gli italiani e le italiane gli consentano di rappresentarli. Il problema non è lui, siete voi. Quel che il mondo ci domanda è: perché lo votate? Non può essere un’inchiesta della magistratura a decretare la fine del berlusconismo, dobbiamo essere noi. E non può essere la censura dei suoi vizi senili a condannarlo, né l’accertamento dei reati che ha commesso: dei reati lasciate che si occupi la magistratura, i vizi lasciate che restino miserie private.

Quel che non possiamo, che non potete consentire è che questo delirio senile di impotenza declinato da un uomo che ha i soldi – e come li ha fatti, a danno di chi, non ve lo domandate mai? - per pagare e per comprare cose e persone, prestazioni e silenzi, isole e leggi, deputati e puttane portate a domicilio come pizze continui ad essere il primo fra gli italiani, il modello, l’esempio, la guida, il padrone.

Lo sconcerto, lo sgomento non sono le carte che mostrano – al di là dei reati, oltre i vizi – un potere decadente fatto di una corte bolsa e ottuagenaria di lacchè che lucrano alle spalle del despota malato. Lo sgomento sono i padri, i fratelli che rispondono, alla domanda è sua figlia, sua sorella la fidanzata del presidente: «Magari». Un popolo di mantenuti, che manda le sue donne a fare sesso con un vecchio perché portino i soldi a casa, magari li portassero. Siete questo, tutti? Non penso, non credo che la maggioranza lo sia. Allora, però, è il momento di dirlo.


domenica 9 gennaio 2011

sabato 1 gennaio 2011