sabato 22 dicembre 2007

Scuole medie: "Non sanno perché fa notte"

Le scuole medie italiane avranno nei prossimi mesi a disposizione cinque milioni di euro per organizzare corsi di recupero in Matematica e Italiano. Per l'Italia è la prima volta in assoluto. Il perché lo spiega lo stesso ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, che questa mattina ha firmato una direttiva in cui, tra l'altro, si stabiliscono "le strategie di intervento, le attività di sostegno e di recupero e le modalità di utilizzazione del personale". A convincere l'inquilino di viale Trastevere che era necessario intervenire con urgenza è stata l'ultima bocciatura appioppata al nostro Paese dall'indagine Ocse-Pisa.
La figuraccia rimediata nelle cosiddette literacy (alfabetizzazione) in Matematica, Scienze e Lettura dai quindicenni italiani è stata definita dallo stesso ministro "un'emergenza non solo della scuola italiana ma di tutto il sistema paese". "Per questo - spiega Fioroni - porrò la questione al prossimo Consiglio dei ministri e, dopo Natale, in un incontro con il premier, Romano Prodi, e il ministro dell'Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, per mettere rapidamente in atto un piano straordinario che coinvolga anche la riqualificazione e aggiornamento professionale dei docenti".
Ma come mai tanto allarme? Dai questionari somministrati per il Pisa 2006 ad oltre 21 mila quindicenni italiani emerge un livello di conoscenze piuttosto scarso se si considera il livello altamente tecnologico dell'ambiente in cui vivono i nostri adolescenti. Il 62 per cento non sa "il perché del giorno e della notte".
La stragrande maggioranza non sa spiegare, dunque, che l'alternanza del giorno e della notte è dovuto alla rotazione della terra intorno al proprio asse.
E le cose non vanno meglio se si passa alla Matematica o alla Lettura. Tre ragazzini su 10 non sono capaci di "interpretare" una semplice formula come quella del "Tasso di cambio" da una valuta ad un'altra. E la "lettura" di un semplice grafico diventa una difficoltà insormontabile per un quarto degli alunni. Tutte operazioni che i quindicenni delle altre nazioni europee, in particolar modo dei paesi nordici, e asiatiche sanno svolgere con maggiore disinvoltura.
L'intervento a supporto dei ragazzini delle prime classi della scuola media, con un finanziamento di 5 milioni, mira a combattere la dispersione scolastica e a vincere "la sfida per recuperare al successo scolastico e formativo migliaia di giovani come stabilito dell'agenda di Lisbona".
Perché "quasi tutti i debiti formativi dei primi due anni delle scuole superiori - spiega Fioroni - nascono da carenze già emerse negli anni di studio precedenti".
Stesso discorso per le migliaia di studenti che, in possesso di una preparazione traballante, appena si affacciano alla scuola superiore vanno incontro ad una bocciatura. Per questo il ministro della Pubblica istruzione ha deciso di incrementare il fondo per organizzare i corsi di recupero e sostegno. Saranno 320 i milioni che le scuole superiori potranno utilizzare nel 2008.
A conti fatti, fa sapere Fioroni, con questa cifra sarà possibile per ogni singolo ragazzo promosso con debito seguire due moduli di recupero di 15 ore. Basteranno a recuperare tutte le lacune di un anno?
Ma, oltre agli studenti, l'attenzione del ministro è rivolta anche ai professori. "Oltre ad attività specifiche di recupero e sostegno, gli insegnanti potranno attivare appropriate strategie di apprendimento in un rinnovato impegno professionale". Occorre, insomma, riqualificare i docenti italiani, la cui età media è di 50 anni, che sarebbero un po' troppo un troppo vecchi per offrire un insegnamento "moderno". E' lo stesso Fioroni a fornire una dato che spicca su tutti: in tutta la scuola media italiana ci sono soltanto due professori di Matematica sotto i 31 anni. "Soltanto con una coralità di sforzo del personale docente, degli studenti e delle famiglie si può invertire la tendenza. Il piano straordinario di aggiornamento dei docenti dovrà quindi iniziare dalla scuola media", ha concluso Fioroni spiegando che "non si tratta di trovare un capro espiatorio ma di mettere mano dove le lacune si sono dimostrate più evidenti".

domenica 9 dicembre 2007

venerdì 23 novembre 2007

domenica 4 novembre 2007

UN'ESPERIENZA DA NON PERDERE



Salsicce nere affogate in olio e costolette di brontosauro... frittate schiacciate contro la vetrina... occhio torvo che sorveglia... cessi per un esercito... patatine aperte e mosche a volontà... al km 200 sulla strada tra Barcellona e Madrid... fascino di Aragona... un'esperienza da provare

sabato 20 ottobre 2007

sabato 15 settembre 2007

lunedì 20 agosto 2007

martedì 31 luglio 2007

mercoledì 4 luglio 2007

lunedì 18 giugno 2007

OGNI COSA E' ILLUMINATA


da non perdere proprio.....

lunedì 11 giugno 2007

mercoledì 2 maggio 2007

mercoledì 11 aprile 2007

martedì 6 marzo 2007

I nomi dei minerali mi affascinavano in modo particolare – il loro suono, le loro associazioni, il loro modo di trasmettere un’idea di genti e luoghi. I nomi più lontani nel tempo davano un senso di an­tichità e alchimia: corindone e galena, orpimento e realgar. (Orpimento e realgar, due solfuri di arseni­co, si legavano eufonicamente, e mi facevano pensa­re a una coppia dell’opera, come Tristano e Isotta). Poi c’erano le piriti, l’oro degli sciocchi, in cubi vi­stosi e metallici, e il calcedonio, il rubino, lo zaffiro e lo spinello. Zircone aveva un suono orientaleg­giante, calomelano aveva un che di greco quella sua dolcezza melliflua, quel suo “mel”, smentiti dal­la tossicità. C’era il sale ammoniaco, cloruro d’am­monio, che suonava medioevale. E poi c’erano an­cora il cinabro, il pesante solfuro di mercurio rosso, e il massicot e il minio, i due ossidi gemelli del piombo.
Alcuni minerali, poi, prendevano il nome da per­sone. Uno dei più comuni, responsabile di gran par­te del colore rosso esistente al mondo, era l’idrossi­do di ferro denominato goethite. Era semplicemen­te in onore di Goethe, oppure era stato scoperto proprio da lui? Avevo letto che Goethe aveva una passione per la mineralogia e la chimica. Molti mi­nerali presero il nome di chimici famosi, c’è la gay­lussite, la scheelite, la berzelianite, la bunsenite, la liebigite, la crookesite e la splendida, prismatica proustite, di color grigio argento e dai riflessi rossi. La samarskite prendeva il nome dal colonnello Sa­marski, un ingegnere minerario. C’erano poi altri nomi evocativi, con un carattere più specifico: per esempio la stolzite, un tungstato di piombo, e anche la scholzite. Chi erano Stolz e Scholz? I loro nomi mi sembravano molto prussiani, e questo, subito dopo la guerra, evocava sentimenti antitedeschi. Immagi­navo Stolz e Scholz come ufficiali nazisti dalla voce abbaiante, con bastone da stocco e monocolo.
Altri nomi mi affascinavano semplicemente per il loro suono o per le immagini che evocavano. Mi piacevano le parole derivanti dalle lingue classiche, come diasporo, anatasio, microlite e policrasio, e il fatto che descrivessero semplici caratteristiche: la forma, il colore e le geometrie dei cristalli e le pro­prietà ottiche dei minerali. Uno dei miei grandi fa­voriti era la criolite, «pietra di ghiaccio», prove­niente dalla Groenlandia, con un indice di rifrazio­ne talmente basso che era trasparente, quasi spet­trale e, proprio come il ghiaccio, invisibile nell’ac­qua.
Molti elementi devono il loro nome al folclore o alla mitologia, ed esso a volte rivela un poco della loro storia. Un kobold era un folletto o uno spirito maligno, un nickel era un demone: entrambi i termi­ni erano usati dai minatori sassoni quando i minera­li del cobalto e del nichel si dimostravano infidi e non cedevano quanto avrebbero dovuto. Il nome tantalio evocava l’immagine di Tantalo, nell’Infer­no, torturato dalla vista dell’acqua che si ritraeva ogni qualvolta egli si chinava per bere; l’elemento ricevette quel nome, stando a quanto lessi, perché il suo ossido non riusciva a “bere l’acqua”, in altre parole, era incapace di dissolversi negli acidi. Il nio­bio prese il nome da Niobe, la figlia di Tantalo, per­ché i due elementi erano sempre rinvenuti insieme. (I miei libri risalenti agli anni intorno al 1860 elen­cavano, in questa famiglia, anche un terzo elemen­to, il pelopio, Pelope era il figlio di Tantalo, che il padre cucinò e servì agli dèi; in seguito, però, ci si avvide che quest’ultimo elemento non esisteva).
Altri elementi avevano nomi astronomici. C’era l’uranio, scoperto nel diciottesimo secolo e che por­tava il nome del pianeta Urano; qualche anno dopo il palladio e il cerio furono così chiamati per asso­ciazione con Pallade e Cerere, due asteroidi di re­cente scoperta. Il tellurio aveva un bel nome greco legato alla Terra, e venne spontaneo, quando si sco­prì il suo analogo più leggero, chiamarlo selenio, al­lacciandolo così alla Luna.

Oliver Sacks - Zio Tungsteno


domenica 4 marzo 2007

mercoledì 28 febbraio 2007

lunedì 8 gennaio 2007

CAPO VERDE


Vista così sembrerebbe pure carina...

Ma poi VERDE???Mah...